lunedì 16 febbraio 2009

Truman Capote, In Cold Blood, ed. Penguin Classics



Dopo avere presentato un esempio di giornalismo decisamente non all’altezza, è un piacere recensire il romanzo del 1966 che ha reso celebre Truman Capote.

Ho sempre avuto timore dei romanzi con descrizioni pressoché infinite, piene di dettagli inutili, che si risolvono spesso in sterili esercizi di stile. Ebbene, dopo avere letto A sangue freddo ho capito, invece, perché Capote è riuscito a inventare un nuovo modo di fare giornalismo. Innanzitutto perché la storia su cui si basa il libro (il massacro di una famiglia benestante di contadini nel Kansas sul finire degli anni ’50) trascende la definizione di romanzo, dando vita un genere sotto molti aspetti nuovo. Ma anche perché ogni singolo dettaglio, ogni singola descrizione - per quanto lunga – ha un suo significato nell’economia del testo. Nulla è lasciato al caso. E sono proprio i dettagli che rendono suggestiva la narrazione, creando una continua tensione che rende la lettura decisamente piacevole e mai monotona. Grazie anche alla sapiente sovrapposizione degli intrecci paralleli della famiglia Clutter e dei due assassini. Alcuni passi meritano, dunque, di essere riportati per la loro capacità di fare tacitamente avvertire al lettore la presenza costante della morte nella prima parte del libro: “Then, touching the brim of his cap, he headed for home and the day’s work, unaware that it would be his last.” (pag. 12). “Tonight, […] she set out the clothes she intended to wear to church the next morning […]. It was the dress in which she was to be buried.” (pagg. 54-55).

E poi, ovviamente, c’è la descrizione dei due mondi in conflitto. Da un lato, quello perfetto dei Clutter e della loro etica metodista, col padre di famiglia – il tipico self-made man – e i figli modello che sopperiscono all’assenza morale della madre malata; dall’altro, le famiglie di Dick Hickock e Perry Smith, che li hanno di fatto condannati al loro destino fin dalla nascita. Le simpatie di Capote per i due, e soprattutto per Perry, di cui emergono sempre un istinto poetico e una sensibilità che è impossibile non notare, sono le stesse del lettore. Ed è forse questo uno dei motivi principali per cui A sangue freddo ha provocato tanto scalpore e polemiche: la sospensione del giudizio di Capote e – a leggere neanche tanto tra le righe – una pesante critica alla società di ogni tempo.

In ogni caso, si tratta di un libro da leggere sotto vari aspetti, non ultimo quello psicologico. Senza svelare più di quanto non ho già fatto, resterete colpiti dalle lunghe incursioni nella mente di Perry che non potranno non restarvi impresse a lungo.