Recensione in atto unico
– Cavolo. E adesso cosa faccio? Sapevo io che non dovevo mettermi a leggere i classici…
– Qual è il problema, scrivi la tua solita recensione accademica: eviti i rimorsi di coscienza e voilà!
– Stai scherzando, vero? Qualora non si fosse capito non sto mica recensendo Giordano, con tutto il rispetto. E poi ti ricordi Se una notte d’inverno un viaggiatore? Uno che scrive qualcosa del genere si merita comunque una recensione onesta.
– Tanto lo so già che cosa hai intenzione di scrivere.
– Ah sì? E cosa sarebbe?
– Lo sappiamo tutti e due che non hai il coraggio delle tue azioni e delle recensioni, quindi scriverai le solite storielle da antologia di prima media: un poetico libro per bambini, brevi storielle che seguono il mutare delle stagioni, un uomo – Marcovaldo – che lavora come manovale in una non meglio precisata ditta del nord, una famiglia tutto sommato numerosa e la capacità del protagonista di stupirsi di ogni piccolo mutamento della natura attorno a sé…
– Perché? Non è così? Marcovaldo è un libro decisamente poetico! Se proprio vogliamo dirlo, la contrapposizione che tutti vogliono vedere tra il linguaggio usato per descrivere la natura e quello riservato alla quotidianità abbrutente della città io lo trovo più che altro nell’accostamento delle situazioni: Marcovaldo che raccoglie funghi tra i binari del tram, facendosi largo tra la folla ignara, i cartelloni pubblicitari del cognac che si frappongono tra la famiglia e il cielo con le sue costellazioni… È già abbastanza per creare la tensione, mi pare. E poi, vogliamo parlare dell’inseguimento del gatto, grazie al quale Marcovaldo scopre la città dei gatti? E la piantina dell’ufficio, che fa crescere rigogliosa e riempie di attenzioni?
– Avanti, su, spara un’altra banalità!
– Vuoi la banalità? E se ti dicessi che secondo me quelli che dicono che sono storielle per bambini si sono bevuti il cervello?
– Mah, siamo appena agli inizi della presa di coscienza. Un buon inizio, forse, ma non è questo il punto. Sappiamo tutti e due cosa vorresti scrivere…
– Cosa sarebbe allora? Che Marcovaldo non è lontanamente paragonabile a Se una notte d’inverno un viaggiatore?
– Dai, un po’ di coraggio! È il 14 agosto, per la miseria, chi vuoi che legga la tua stramaledetta recensione?
– E sia! Marcovaldo non mi è piaciuto. Si legge volentieri, a tratti è piacevole, è ben scritto, è sapientemente ironico e i dialoghi dei bambini di Marcovaldo ne sono l’esempio migliore, ma non ci ho trovato nient’altro. E non riuscirete mai a spacciarmi Marcovaldo per un fine esteta, quando il più delle volte ci vedo solo un sempliciotto o il furbetto di quartiere nel miglior spirito italiano. Sarà il caldo, ma ‘sta recensione è andata così…!
– Oh, finalmente! Vedi, non era poi così difficile!
– Uhm, sì… Il prossimo anno però vado al mare, eh? (sussurrato) Maledetto…
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