venerdì 2 ottobre 2009

L'odore dell'India, Pier Paolo Pasolini, ed. Guanda, 2000




In realtà l’odore dell’India esala poco da queste pagine, ci sono invece impressioni visive, uditive, colori, tessuti variopinti, il giallo ocra che avvolge tutto, il bianco delle lenzuola che gli indiani usano come vestiti, stracci che si gonfiano quando corrono e svolazzano. Si sentono molti suoni, canti, litanie, rumori assordanti e fastidiosi, silenzi. L’India vista da Pasolini è così, un caleidoscopio di inferno e di bellezza.
Profondamente impressionato dalla povertà e dall’atteggiamento d’indifferenza che chiunque è costretto ad assumere di fronte a quella povertà; spesso in preda a rabbiosi colloqui mentali col leader indiano di allora, Nehru; e continuamente incantato dalla bellezza e dalla dolcezza degli indiani, Pasolini vive così le sue settimane in India e scrive queste pagine che non sono un vero e proprio diario di bordo, ma sono suggestioni, immagini, storie colte qua e là durante il viaggio.
Siamo nel 1961 e Pasolini è in viaggio con Moravia e con Elsa Morante. Da questi scritti Moravia, che appare ogni tanto come una luce intermittente, ne esce come un tipo di viaggiatore molto british, igienista, documentatissimo, ma un po’ distante dal mondo che osserva; Elsa Morante invece resta fuori dalle pagine del libro, fa irruzione solo una volta, anche lei, come Pasolini, attratta dall’assurdo, più selvatica, e con la voglia irresistibile di scoprire l’India dal basso, di conoscere e parlare con le persone per le strade, loro sono i viaggiatori terzomondisti e sentimentali. Pasolini è alla ricerca di esperienze personali, popolari, intime, non necessariamente culturali. Moravia invece è sempre legato a una sorta di ideologia (a conferma di questo, il libro che ha scritto dopo il viaggio s’intitola “Un’idea dell’India”) e questo suo atteggiamento fa spesso ridere la Morante e Pasolini che lo prendono in giro per i suoi sospettosi rapporti con i dakoyt e con la cucina indiana…
Un libro che si legge velocemente, che fa riflettere sulla situazione indiana (anche se nel frattempo saranno cambiate tante cose)… ed è in fondo come fare una passeggiata attraverso l’India filtrata dagli occhi di Pasolini, e quello che filtrano gli occhi di Pasolini non può che essere meravigliosamente poetico e bello. Tutto sommato mi sembra un buon consiglio di lettura per oggi, due ottobre; questo gandhiano giorno internazionale della non violenza.

2 commenti:

  1. "il caleidoscopio d'inferno e di bellezza" che menzioni nelle prime righe è un caso, o è un riferimento sciente a Saviano? Non sarebbe fuori posto! (tranne per il fatto che il giovane Saviano ha scritto solo della propria terra, per ora, e non gli sarà facile viaggiare intorno al mondo)
    MarcoS

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  2. hehe, è un caso ma non credo sia farina del mio sacco, forse è una frase che usa lo stesso Pasolini o viene da una quarta di copertina... non ricordo! Comunque onore a Saviano che ammiro molto ma che non riesco a leggere. Gnap!

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