giovedì 15 gennaio 2009

Il Minotauro, Friedrich Dürrenmatt, traduzione di Umberto Gandini, ed. Marcos y Marcos



Questo libro mi è capitato fra le mani per caso mentre rovistavo tra gli scaffali semivuoti – svigoriti dalle razzie natalizie– di Feltrinelli, qualche giorno fa. In realtà ammetto che stavo sbirciando il commesso bello che andava avanti e indietro dispensando consigli con la sua voce felpata e il suo naso prorompente. In un attimo in cui lui si è avventurato pericolosamente nella mia direzione, ho affondato il naso nel primo libro sottomano. Che era questo.

Le edizioni Marcos y Marcos hanno il pregio di fare dei risvolti di copertina davvero accattivanti (maledetti ammaliatori) che a volte – solo a volte – non sono all’altezza del resto del libro. Il risvolto stavolta era così:
“Lui danzò la sua deformità,
lei danzò la sua bellezza,
lui danzò la gioia di averla trovata,
lei danzò la paura di essere stata trovata,
lui danzò la sua liberazione,
lei danzò il suo destino,
lui danzò la sua smania,
e lei danzò la sua curiosità…” Come resistere?!

È un libriccino che si legge velocissimamente anche nel corso di un pasto solitario (74 pagine con testo a fronte in tedesco e illustrazioni dell’autore). Bel rovesciamento del mito del Minotauro che nella versione di Dürrenmatt si trova in un labirinto di specchi alle prese con la sua immagine e coi mille riflessi di se stesso. Si trasforma così in metafora del genere umano, metafora dell’anormalità, del rapporto con se stessi e col cosiddetto “altro da sé”, in un susseguirsi di vicende che hanno a che fare con lui, con Teseo e con Arianna… è in gioco l’essere con la sua ombra e il suo accettarsi-non accettarsi-non capire... Questo drammatico racconto che in realtà si apre a qualsiasi genere di interpretazione filosofica, finisce presto e male.
Ci lascia un po’ spaesati e naturalmente schierati dalla parte del Minotaurus.

3 commenti:

  1. Ma sai che a questo punto potremmo aprire un thread sulle rivisitazioni della mitologia classica? L'anno scorso ho letto "L'elmo del terrore") di Pelevin, che purtroppo si presta poco ad essere tradotto, in cui il mito di Teseo viene rivisitato in chiave moderna attraverso il linguaggio della chat. Il contenuto è molto filosofico, fa davvero riflettere.

    E adesso smettile di recensire libri che il mio Capote ha ancora da attendere!

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  2. "con la sua voce felpata e il suo naso prorompente" mi pare un'ottima perifrasi per non dire "gay".
    non per raffreddare i tuoi entusiasmi, eh...

    pami

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  3. non distruggere i miei miti, pamela.

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