martedì 21 luglio 2009

Amara Lakhous, Scontro di civiltà per un asconsore a piazza Vittorio, e/o, 2006



(ovvero "come farsi allattare dalla lupa senza che ti morda")
Prendete una ciotola e mescolate dentro con decisione
-qualche decina di minuti de "La finestra sul cortile"
-due o tre trovate del sempreverde "Pasticciaccio"(e permettetemi di chiamarlo così)
-le pagine di attualità sul "problema-clandestini"(si, ormai queste due parole si sono fuse, si sentono pronunciare veloce veloce una dopo l'altra... sarà per caso un nuovo modo eufemizzato di parlare, della nuova leva dei razzisti forbiti?).
Quando l'impasto è denso stendere il tutto in una teglia coperta di carta oleata e infine dopo due ore di cottura spalmare sulla superficie una splendida copertina: disegni semplici e azzeccati, carta dura ma non troppo,colori che rilassano gli occhi e voilà, servite il libro caldo e fumante. Assaporate la consistenza dell'italiano di un non Italiano (Amara Lakhous è algerino per nascita e italiano per penna), il profumo della Roma multiculturale e multitaliana, la dolcezza con cui viene descritto Parviz, obbligato a scappare dalla sua famiglia, dal suo ristorante e dall'Iran e che usa il Chianti come anestetico, o l'ironia non troppo celata nei discorsi pazzoidi della signora Elisebetta, decisa a dichiarare guerra alla Cina perchè pensa che i cinesi le abbiano rubato l'amatissimo cane Valentino per mangiarlo in uno dei loro ristoranti. Eccovi qui servito un romanzo corale in cui il giallo dell'assassinio del Gladiatore è solo un pretesto per mettere in scena le voci degli abitanti del palazzo in piazza Vittorio. In ogni capitolo ognuno di questi personaggi prende la parola raccontando la propria storia e i propri rapporti con l'ascensore, metafora del modo in cui ciascun personaggio conduce la sua vita. L'ascensore è al centro delle vite e quindi delle liti dei condomini, amato e odiato, desiderato e negato, l'ascensore è il luogo comune, da condividere, e in cui viene ritrovato il cadavere del Gladiatore. L'ascensore è terra di nessuno e luogo in cui venire a conti con il diverso che per fortuna (o purtroppo per alcuni) bussa alla nostra porta.
Ciascun personaggio viene poi raccontato attraverso il diario della figura principale e onnipresente del romanzo: Amedeo, l'Italiano perfetto, il Clandestino perfetto. Clandestino. Italiano. E' proprio questa la domanda che durante tutto il libro mi sembrava che l'autore volesse instillarmi/ci: chi è davvero il clandestino, chi è davvero lo straniero? Roma appare più straniera agli occhi del milanese burbero piuttosto che a quelli della ragazza Peruviana. E poi come fare per etichettare uno straniero? Qual è il discrimine che rende diverso un popolo da un altro? Il colore del passaporto? La lingua in cui si sogna? Qual è la verità su ognuno di noi, e la verità può essere celata nel luogo dove siamo nati, negli aromi dei piatti che mangiavamo da bambini? Chi è stato ad ammazzare il gladiatore, Amedeo o Ahmed?
La risposta a tutte queste domande è racchiusa in questo libretto preziosissimo; prezioso soprattutto in questi tempi sospetti di fogli di via e barriere sbarrate da filo spinato.

3 commenti:

  1. BeLLo!! Da dove salta fuori questo libro?

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  2. People are strange when you're a stranger
    Faces look ugly when you're alone
    Women seem wicked when you're unwanted
    Streets are uneven when you're down


    http://www.youtube.com/watch?v=Qw5eTaGSKPc

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  3. Amelia, quella potrebbe essere la colonna sonora di uno dei capitoli del libro, il primo.Grazie!
    Dulci,salta fuori dalla mia passione per i libri e/o

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