lunedì 11 maggio 2009

Boy. Tales of Childhood, Roald Dahl, trad. Donatella Ziliotto, ed. Gl'Istrici Salani 2008


Ho avuto un periodo, appena dopo l'infanzia, che mi ostinavo a voler leggere "libri da grandi"; iniziavo libri lunghissimi che poi non finivo o che comunque non capivo. Segretamente, poi, andavo a prendere in prestito in biblioteca i libri Junior (grande tormentone della prima adolescenza - i miei preferiti erano i Junior Avventura e i Junior Rosa), ma in giro blateravo di libri impegnatissimi, mica quelle cose lì da ragazzetti... Sarò stata alle medie.
Avevo rinnegato Roald Dahl, i miei libri preferiti dell'infanzia, Matilde, il GGG, Gli Sporcelli (!!), o andando ancora più indietro Le Avventure di Pinco e Pallina, Sette Piccole Amiche, lo Stralisco... È normale forse, nei periodi di passaggio. Ero proiettata verso le letture del mio futuro.
Recentemente, invece, bazzicando per la Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna, ho provato l'irresistibile tentazione di tornare a quei libri, di rileggerli tutti, di riviverli. Mi dimenticavo che, per quanto possa avere delle crisi d'infanzia, adesso l'età è diversa e per quanto possa ri-immedesimarmi nella bambina che ero, gli occhi sono altri.
Insomma alla fine non ho deciso di rileggere, preferisco lasciare quei romanzi nel mito un po' sfocato delle mie letture infantili (non vorrei trovarvi difetti o cadute di stile) e mi sono letta Boy. Da piccola l'avevo cercato, dopo aver letto quasi tutto il resto di Roald Dahl, ma non l'avevo trovato. È anche vero che in realtà conoscevo solo una libreria, che poi era la mia preferita, la mia speciale pusher di libri: la Passato Presente di via Bixio, a Parma, che forse adesso non c'è neanche più. Insomma ho letto Boy di Roald Dahl e mi è piaciuto da morire.
È una specie di autobiografia dell'infanzia - anche se l'autore dice fin dall'inizio che autobiografia non è - una radiografia dell'infanzia, forse.
Dahl calca la mano sulle marachelle, si dà delle arie per la faccenda del grande complotto del topo, ci parla delle Palle Arcobaleno, dei Succhia-Sorbetto, della sua famiglia stramba... Indugia a descrivere accuratamente le punizioni corporali che gli studenti subivano nei college, i metodi un po' grezzi che usavano i dottori di una volta (mi sono chiesta se certe parti non fossero un po' troppo macabre per i bambini ma, alla fine, ai bambini piacciono le schifezze). Le vacanze in Norvegia, l'assunzione a "scaldaseggetta del water" ufficiale... il tutto con lo sguardo straniato del bambino un po' cresciuto.
Non ci si può non spanciare dalle risate (se lo leggete in treno vi guardano male) e non si può non adorare questo Grande Scrittore Gentile che era Roald Dahl. Anche da grandi.


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