mercoledì 1 luglio 2009

Les Liaisons Dangereuses, Laclos, Gallimard, 2008


Mi sono avvicinata a questo libro svogliatamente e con molti pregiudizi, come ci si avvicina, in fondo, alla maggior parte dei libri in programma d’esame.
Ho iniziato a leggerlo pensando ai personaggi e ai loro intrighi come a una noiosa soap-opera, immersi nel loro ambiente settecentesco con parrucconi e trucchi polverosi… Ho sfogliato le prime pagine non capendo chi era chi, chi scriveva a chi e perché. Non fosse stato per gli obblighi accademici, avrei abbandonato la lettura.
Per fortuna non l’ho fatto e mi sono ritrovata inghiottita probabilmente in uno dei libri più belli che abbia mai letto.
La storia è complicata. Il tutto si snoda attraverso quattro personaggi principali. Abbiamo la diabolica Merteuil e il suo amico/amante Valmont, e i due giovani ingenui Cécile e Danceny. I primi due sono due libertini navigati, con la sola differenza che mentre Valmont è uomo e può vantarsi di tutte le sue conquiste senza fare troppo scalpore, Merteuil è donna ed è costretta a mantenere segreti e a cercare continuamente sotterfugi per nascondere le sue aventures.
I due, ognuno per i propri motivi, escogitano un piano perverso sostanzialmente per rovinare la vita della coppietta ingenua e felice Cécile-Danceny.
Ogni personaggio ha una propria caratterizzazione psicologica individuale e addirittura stilistica, nelle lettere che scrive, sorprendente.

Se dovessi dire chi è il mio personaggio preferito, non avrei dubbi e sceglierei la Marquise de Merteuil. Durante la lettura mi è capitato di amarla e di odiarla a fasi alterne. Ogni volta credevo di averla capita, di aver intuito il suo gioco, la sua cattiveria, i suoi finti amori… credevo di poterla prevedere e invece ogni volta mi sfuggiva di mano, ogni volta giravo pagina e lei combinava qualcosa d’inaspettato. All’inizio credevo provasse un vero attendrissement per Cécile, la credevo perfida solo per essere alla fine materna e accogliente. Invece no. Questo personaggio ha continuato a intrigarmi con tutta la sua contraddittorietà fino alla lettera famosa, la lettera 81, in cui si apre completamente e in cui si comincia a scorgere qualcosa sotto la scorza di questa donna tutta d’un pezzo.
Cécile, invece, è una ragazzetta un po’ stupidina, che non ha un briciolo di razionalità, completamente incapace di autogestirsi e tantomeno di gestire i suoi sentimenti tormentati. Danceny è un altro scioccolone, sinceramente innamorato di Cécile, ma che alla fin fine non ci mette tanto a lasciarsi abbindolare sia da Valmont sia dal fascino della mefistofelica Merteuil. Ma sono loro i buoni, e sono loro che trionferanno.
E Valmont, Valmont è il vero enigma del romanzo. È il classico dongiovanni testardo che fa di tutto pur di soddisfare i suoi capricci e si trova improvvisamente invischiato in qualcosa di più grande di lui. Non si capisce mai, assolutamente mai quando mente e quando dice sul serio. Non si capisce se è sinceramente innamorato di Madame de Tourvel o se no. Se lo è di Merteuil o se no. Dal momento che cambia viso e cambia personaggio a seconda dell’interlocutore che si trova ad avere nelle sue lettere, è letteralmente impossibile scoprire quale sia il suo lato vero, cosa pensi, cosa senta lui veramente. Sì, si potrebbe credere che lui sia sincero solo con Merteuil, sua amica, complice, amante, ma alla fine Merteuil gli smaschera abilmente un sentimento che nemmeno lui probabilmente sapeva di avere. O sì?
Io credo che Merteuil, all’inizio così complicata, così inafferrabile e misteriosa, sia invece l’unico personaggio comprensibile e coerente con se stesso fino alla fine.
La vera eroina del romanzo.
Abbiamo ragione di credere che Merteuil sia davvero sincera con Valmont, si maschera con gli altri interlocutori, ma a Valmont racconta le cose come stanno; addirittura si abbassa (con una caduta di stile imprevedibile e inaspettata) a confessargli la sua gelosia. Segno che un po’ di sentimento c’è anche in fondo all’animo di questa libertina così experimentée.
I due diabolici parlano d’amore, se la cantano e se la suonano con le loro ragioni di cuore e di sentimenti, ma è di relazioni carnali che stanno parlando. Il cuore non c’entra, il corpo sì.
Dimenticandomi che era un romanzo del Settecento, tutta inabissata nella lettura, mi sarei aspettata un finale diverso. Ma è pur sempre un romanzo del diciottesimo secolo e bisognava pur che nel finale ci fosse una svolta moraleggiante. L’unico modo per parlare di cose scandalose poteva in effetti essere soltanto quello di dipingerle come estremamente negative. Dalla tragica fine se ne desume l’idea che le passioni, spinte al loro eccesso, portano solo all’estremo disordine delle emozioni e alla morte.
Mi voglio ostinare a credere, però, che Laclos abbia voluto in qualche modo dare una specie di riscatto al personaggio di Merteuil che non soccombe, comunque, alla morale e vedrete perché…

Un’altra cosa molto affascinante di questo romanzo è che sono loro, i due libertini, a orchestrare tutta la storia; non lasciano niente al caso, tutto è freddamente calcolato e previsto, loro leggono anche le lettere degli altri e le giostrano con abilità. È per questo che si trovano più o meno nella stessa posizione del lettore, sono quasi completamente onniscienti, sanno quello che succede negli animi degli altri personaggi, mentre nessuno sa cosa succede nei loro. Questa adiacenza spirituale che il lettore si trova ad avere con loro è estremamente perturbante perché s’instaura una specie di complicità per cui il lettore condivide le loro intenzioni, per quanto crudeli siano, diventa complice dei mostri, complice del male.
Credo che venga da questa strana identificazione (impossibile non provarla) la fama di libro scandaloso e perverso che questo romanzo si è guadagnato nel tempo.
E checché ne dica il mio professore di italiano del liceo, che sosteneva – infervorandosi contro Susanna Tamaro – che un romanzo epistolare, oggi, non ha più nessuna presa sul lettore contemporaneo, questo romanzone mi ha invece fatto un certo effetto, tanto da lasciarmi bien bouleversée e coi pensieri infestati dai suoi personaggi per un periodo abbastanza lungo, anche dopo aver chiuso l’ultima pagina, come succede solo con pochi libri, e raramente.


2 commenti:

  1. mi hai definitivamente messo la fregola di leggerlo...

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  2. siii!!! però leggilo in francese, non in quella traduzione balenga che avevi!! ahah!

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